La P.A. e la SCUOLA tra CERTIFICATI, qualità reali e innovazione “DAZI E DINOSAURI” 4°Parte

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04/06/2021

NORME E CERTIFICATI

Nell’incredibile schiera di norme che, se pur volontarie stanno bloccando la partecipazione di molte aziende alla trattative della P.A. si cela un grande rischio. Non sarebbe ammesso richiedere preventivamente e a pena di esclusione le certificazioni volontarie sui prodotti e sulle materie prime e il volerlo fare a “prescindere”, coinvolgerebbe il RUP nel dover dare, quantomeno, una spiegazione.

Il prodotto finito che arriva sul mercato, oltretutto, non è mai  quello che è stato certificato.

Ai laboratori, tutte le aziende, inviano un campione per le prove previste, ma la P.A. potrà solo richiedere le copie di quel certificato. NON POTRÀ MAI, però, controllare la reale corrispondenza degli arredi consegnati a quella dei campioni che i laboratori hanno analizzato.

Ancora più incontrollati sono quei certificati emessi “una sola volta”, magari molti anni prima e rinnovati dall’azienda produttiva con l’invio di schede tecniche e disegni di nuovi arredi. In quel caso l’ente certificatore ‘ESTENDE’ le certificazioni solo con una autodichiarazione di conformità al primo prodotto certificato. Di questo genere solo le omologazioni in classe 1 dell’intero manufatto.

Questo sistema di appesantire la burocrazia è alleato e spesso complice del “DAZIO”,  con nessun vantaggio per le P.A. e gli utenti finali (scuole, famiglie, ragazzi, città).

EUROPA

Nessun paese europeo concepisce l’invio di centinaia di fotocopie per decidere “preventivamente” la partecipazione al mercato della P.A. Nel settore privato, e solo in quello, ogni paese si sente in diritto di difendersi nel mercato con regole più stringenti, ma parliamo di PRIVATO e non di PUBBLICO.

Nei paesi UE le certificazioni di prodotto si ottengono per “famiglie di appartenenza”. Il livello di investimento aziendale, è molto più basso perché concepiscono la “qualità” insita nell’etica del lavoro. Certificare è una “scelta di vita”, non certo una imposizione di mercato.

Per le gare della P.A., oltretutto, il D.lgs. n. 50/2016 sugli appalti, favorisce la massima partecipazione, cosa che in presenza di blocchi enormi di fotocopie, non è garantita. La P.A., se accetta “consigli” che arginano la concorrenza, si pone in dissenso alla libera concorrenza, inoltre lede e non si allinea al diritto europeo che è riservato ai bandi “sopra soglia”. In questa speciale tipologia, garantire la partecipazione di tutte le aziende facenti parte della U.E. è obbligatorio.

Alcune delle maggiori aziende europee, che da sole fatturano quanto tutte le aziende italiane insieme, non sono garantite e tenute fuori dal mercato, con quel limite che in Italia la P.A. non per sua scelta, concepisce. Quando i partecipanti sono pochi, il mercato non godrà di innovazione, sperimentazione, novità assolute, crescita della domanda interna, crescita di possibilità di export, progettualità, cultura, consapevolezza e idee, che invece aiuterebbero anche le aziende trincerate a difesa degli interessi da “dinosauri”.

LA SCUOLA

Il mondo della scuola, però, queste dinamiche le ha comprese.

Si difenderà trovando soluzioni anche grazie all’impegno dei Dirigenti che, con idee e determinazione, stanno facendo rete, con cervelli allenati a cogliere il cambiamento.

Attenderemo che la rivoluzione che sta avvenendo sulle “strade” dei fruitori, ribalti a suon di fatti concreti la burocrazia legittimata negli arredi educativi? O magari, per aver sviluppato intelligenza emotiva e per essere stati un popolo di “eroi, navigatori e santi”, apriremo lo sguardo verso la nuova realtà delle scuole innovative?

Esse possono trasformarsi nel volano della nostra cultura, una volta famosa in tutto il modo, sempre che non le vogliamo bloccare con lacci e lacciuoli e impedirgli di volare.

 

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